Nella piazza della stazione che tutti i giorni attraverso non è difficile imbattersi in bimbeminkia che limonano duro col tamarro del quartiere facendo evoluzioni da contorsionisti sul motorino, badanti ucraine che si ritrovano a ridere delle sventure dei vecchini che curano, persone che aspettano l'autobus mentre parlano al telefono raccontando roccambolesche avventure di amici che pare vivano in una telenovelas, o la pazza dal soprabito marrone e i capelli unti che abbina un insulto ad ogni sorriso, gratis. In ciascun singolo siparietto c'è sempre un sorriso, un cenno di felicità. Colgo l'attimo e assorbo l'ironia e l'allegria di ogni situazione mentre attraverso lo spazio circolare della piazza. Sfioro l'esistenza di ciascuno di loro cogliendone parole e gesti, lasciandomi alle spalle la mia esistenza per entrare per un secondo in quella di qualcun altro, immaginare cosa c'è stato prima e cosa succederà dopo, proiettare le mie esperienze sulle vite degli altri e far lavorare la fantasia con pochi indizi per creare loro un lieto fine. E' questione di attimi.
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