A rielaborare il concetto di ignoranza ci hanno già pensato in molti. Socrate affermava "Sò di non sapere" contrapponendosi ai sofisti, gli Scettici della Nuova Accademia affermavano che il fatto di non sapere diventa stimolo a sforzarsi di sapere. Nicola (o Niccolò) Cusano nel 1440 parte da questi presupposti per scrivere il "Docta Ignorantia" trattato in cui esprime la sua teoria della conoscenza sull'idea che la possibilità di conoscenza si basa sulla proporzione fra noto e ignoto, e con influenze Agostiniane, ragiona su cosa è la conoscenza: la conoscenza consiste nell'instaurare rapporti di proporzione tra quello che già conosciamo e quello che non conosciamo ancora.
Da qui partono le considerazioni sulla filosofia Open Source, lontanissime ovviamente dall'aspetto prettamente metafisico-teologico che risiede nelle teorie del Cusani. Abbracciando il concetto di ignoranza in senso positivo, che parte da presupposti tipicamente Aristotelici secondo i quali l'uomo per sua natura tende alla conoscenza e deve soddisfare questa tensione, mi eleggo filoso improvvisato della teoria open source che aderisce perfettamente al significato reale del termine che in informatica, indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. "Attualmente l'open source tende ad assumere rilievo filosofico, consistendo di una nuova concezione della vita, aperta e refrattaria ad ogni oscurantismo, che l'open source si propone di superare mediante la condivisione della conoscenza" (Wikipedia).
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